Stress: questo sconosciuto
La parola “stress” viene dal mondo della fisica e dell’ingegneria. Si parla di stress dei materiali sottoposti a sollecitazioni come trazioni, pressioni, urti, torsioni, fino al punto critico della rottura, proprio per testarne il grado di resistenza.
Sarà capitato a tutti di vedere, all’Ikea, una di quelle teche in cui una sedia, un frigorifero, od altro, vengono meccanicamente sollecitati all’infinito, per dimostrarne l’estrema longevità.
Ecco, questo concetto ben si adatta anche all’uomo, proprio perché anche il corpo, la psiche e l’emotività sono sottoposti a sollecitazioni continue, spesso eccessive. Al posto della sedia dell’Ikea, non facciamo fatica ad immaginare noi stessi sul posto di lavoro, sottoposti quotidianamente alle angherie del capo o a colleghi insopportabili, o a code estenuanti in tangenziale.
Da questa analogia nasce l’uso comune della parola “stress” riferita al caso umano.
Lo stress di per sè non è necessariamente una cosa negativa: si tratta di una risposta dell’organismo a stimoli interni ed esterni di natura disagevole, che mira ad aumentarne la reattività per riportare il sistema ad un equilibrio sufficientemente confortevole.
L’aumento della tensione si attiva al fine di renderci più efficienti di fronte ai problemi ed agli imprevisti, è una strategia ancestrale iscritta nei nostri geni.
Per fare un esempio banale, è una basilare forma di stress anche quella che si prova dopo essere stati seduti due ore nella stessa posizione: quella sensazione di fastidio e scomodità che ci spinge a muoverci ed a cercare una posizione migliore, più comoda.
Lo stress viene differenziato in buono (eustress) e cattivo (distress); la differenza sostanziale sta nella funzionalità e nella pertinenza: quando lo stress è funzionale al raggiungimento di un risultato utile (es: cambiare posizione sulla sedia, o scappare da un leone che ci insegue x sopravvivere) è stress buono, mentre in tutti i casi in cui peggiora la qualità della vita, anziché migliorarla, è stress cattivo.
…ragionandoci sopra, non è tanto lo stress ad essere buono o cattivo: è la nostra risposta allo stress che ne definisce la natura. Lo stress è semplicemente uno stimolo che ci invita a fare qualcosa, a cambiare la situazione: se non facciamo nulla, o reagiamo in modo non pertinente, lasciando inalterata la fonte del disagio, il disagio continuerà ad esserci, aumentando esponenzialmente fino a diventare potenzialmente pericoloso per la salute.
Vista sotto quest’ottica, diventa chiaro come stress e patologia siano due stadi dello stesso processo.
La differenza tra noi esseri umani e le sedie dell’Ikea, infatti, è che la sedia dell’Ikea non ha alcuna reazione: dopo cento, mille, un milione di sollecitazioni semplicemente non ce la fa più e si rompe. Noi invece, grazie all’istinto di sopravvivenza, per evitare il destino passivo della sedia, reagiamo alle continue sollecitazioni: qualcuno introietta, qualcuno sfoga la tensione altrove sotto forma di rabbia, qualcuno la sfoga mangiando senza criterio, qualcuno facendo sport… e così via all’infinito.
Purtroppo queste reazioni non sono quasi mai consapevoli nè utili, di solito non offrono che risultati illusori e temporanei, anzi in alcuni casi sono deleterie (troppa nutella, fumo, e così via).
In mancanza di una conoscenza e di una gestione consapevole delle proprie risorse e senza l’attuazione di adeguate strategie fisiche e mentali, a lungo andare lo stato di stress tende a cronicizzarsi, nel migliore dei casi, entrando a far parte dell’abitudine, della “normalità” …finché arrivi a dimenticarti che potresti stare molto meglio di come stai ora.
Conosci quella barzelletta che fa più o meno…:
“Signora! Guardi che ha una banana nell’orecchio!”
“…che cosa??? Parli più forte! Non sento, ho una banana nell’orecchio!”
Ne risente tutto l’organismo, diventi come una di quelle batterie che non riescono più a caricarsi oltre il 20-30%; ben presto sopraggiunge l’indebolimento del sistema immunitario, e possono insorgere patologie di vario tipo e gravità. Lo stress cronico è grave quanto sottovalutato; è un fattore determinante per la predisposizione a molte malattie (come patologie respiratorie, malattie cardiovascolari, cervicalgie e lombalgie, spossatezza cronica, ed altre molto più gravi), nonché uno scomodo compagno di vita che ci rende insofferenti, nervosi, intolleranti, svogliati, ansiosi, insonni, depressi… compromettendo il nostro rapporto con noi stessi e con il mondo circostante, e la nostra salute.
La migliore azione risolutiva prevedrebbe una presa di coscienza sulla reale natura dello stress e sulle fonti che lo generano, e la conseguente elaborazione di una strategia funzionale e mirata.
La fonte di qualunque stress non è mai fuori, ma sempre dentro di noi.
C’è la crisi, ma la gente fa la fila per comprare l’ultimo modello ultra tecnologico di telefonino, mentre la notte dorme male, è piena di acciacchi e perennemente insoddisfatta…
E’ in quest’ottica invece che il Massaggio Olistico può costituire un importante alleato ed un aiuto risolutivo: sblocca e libera le tensioni accumulate dallo stress a livello fisico, emotivo e mentale; ripristina la naturale capacità di ricarica e di rigenerazione dell’individuo; richiama all’auto-ascolto, restituendo lucidità e calma con le quali diventa possibile elaborare migliori strategie atte a diminuire l’accumulo di stress.
In questo mondo nevrotico, il massaggio non è da considerarsi uno sfizio o un optional, ma sempre più spesso una necessità.