Le 4 “Attenzioni” per elevare il massaggio ad un’esperienza immersiva della massima efficacia

L’efficacia, l’utilità, la capacità risanante di un buon massaggio olistico dipendono in primo luogo da chi lo opera. Se ciò può sembrare ovvio, non è forse altrettanto ovvio che l’attitudine dell’operatore a produrre un’esperienza positiva e massimamente distensiva nel cliente deve andare ben oltre la tecnica e la manualità – che sono ovviamente decisive anch’esse.

Questo articolo si propone:

  • come spunto per l’operatore: che possa attuare un’auto-valutazione che lo aiuti eventualmente ad ottimizzare il proprio servizio per offrire un’esperienza massimamente efficace;
  • come criterio di valutazione per il cliente: la persona che per desiderio, piacere o necessità cerca il massaggio più efficace, l’operatore migliore, l’esperienza più piacevole, ma magari – come spesso accade – si accontenta non sapendo che potrebbe avere di meglio – perchè non ha termini di paragone.

Lo stress (come diciamo qui) è fatto appunto da un accumulo di pensieri, emozioni, ansie, doveri, preoccupazioni, paure, sollecitazioni, che reiterandosi per un tempo prolungato producono un logorio interiore che si somatizza in tensioni, contratture e possibili patologie.

Abbiamo già approfondito il significato della parola “olistico” qui: una persona non è un’automobile da riparare, ma un complesso ecosistema in cui interagiscono diversi aspetti come la percezione corporea, la percezione di sè e dell’ambiente circostante, l’emotività, l’attività psichica, per dirne alcuni.

Lo scopo principale del massaggio olistico antistress è di riattivare e amplificare nel cliente la coscienza di sé stesso come strumento per riappropriarsi del proprio corpo e delle proprie dinamiche psico-emotive, in modo che si instauri un meccanismo distensivo nell’arco di poche sedute, e che tale meccanismo possa consolidarsi in una strategia anti-stress autonoma, consapevole e duratura.

Presupposto fondamentale per ottenere questo risultato è che chi si appresta a ricevere un massaggio si trovi nella condizione ottimale per lasciarsi andare e abbandonarsi completamente: il setting, l’accoglienza, l’attenzione, l’interazione con chi esegue il massaggio sono determinanti.
Nel momento in cui ci affidiamo alle mani di un’altra persona, diventiamo come neonati bisognosi di cure. Il massaggio è un delicato momento di intimità e fiducia da non prendere con leggerezza.
Andare a casa (o nello studio) di uno sconosciuto, spogliarsi, distendersi inermi e farsi mettere le mani addosso da questo sconosciuto: abbandonarsi completamente non è da tutti.

Perchè il massaggio sia di massima efficacia non possiamo prescindere dall’attuare la massima attenzione a tutti gli aspetti sopra descritti: il servizio (l’esperienza) comincia nel momento in cui l’operatore apre la porta e accoglie il cliente nel suo spazio.

In quest’ottica dunque, possiamo definire 4 importanti attenzioni che esulano dalla tecnica in sé e che risultano fondamentali in qualunque pratica di massaggio (e a dirla tutta in qualunque pratica di servizio alla persona o relazione d’aiuto).

1 – SETTING
L’ambiente dev’essere accogliente, pulito, silenzioso, privo di stimoli e distrazioni esterne, intimo ed esclusivo; luci soffuse; temperatura confortevole.
Chi riceve il massaggio deve sentirsi accolto, protetto e al caldo, come nella pancia della mamma.

NOTA: per i motivi descritti sopra, i trattamenti eseguiti a domicilio, cioè presso l’abitazione del cliente, difficilmente ottengono il miglior risultato: a meno che il cliente stesso non abbia un ambiente predisposto, ci si trova in genere a praticare/ricevere il trattamento in un contesto inadatto perchè troppo routinario, saturo di stimoli percettivi e psico-emotivi che possono ostacolare il distacco necessario alla distensione.

2 – SILENZIO
Il massaggio andrebbe eseguito in silenzio. Oltre al fatto che dev’essere un momento di distensione, la chiacchiera e la lamentazione vanno evitate perché provengono dagli stessi processi mentali che hanno prodotto lo stress e che lo reiterano.
Se siamo noi a ricevere il massaggio, sforziamoci di cercare il silenzio come presupposto fondamentale per “stare col nostro corpo” ed agevolarne la distensione. Se chi ci sta facendo il massaggio cerca la chiacchiera (se è bravo/a non lo dovrebbe fare…), sentiamoci in diritto di chiedergli di stare in silenzio.
Se è il cliente a cercare la chiacchiera o a lamentarsi, l’operatore dovrebbe limitarsi alla minima interazione, cercando comunque di ripristinare il silenzio magari spostando l’attenzione sull’ascolto corporeo.

NB: sembra scontato ma non lo è: un bravo professionista, di massaggi e non solo, non dovrebbe mai trovarsi ad utilizzare il cliente come confidente, o tediarlo con le proprie lamentazioni.

3 – ACCUDIMENTO
Affinchè il cliente possa affidarsi e quindi abbandonarsi, l’operatore dovrebbe offrirgli la percezione di costante attenzione e totale accudimento per tutta la durata dell’esperienza.
L’incertezza, l’attesa e l’imprevedibilità sono stressogene: se sdraiati e inermi con gli occhi chiusi non sentiamo più il contatto con chi ci sta massaggiando, facile che torniamo ad “alzare le antenne” per capire cosa sta per succedere, ed il nostro rilassamento va a farsi benedire.
Accudimento significa anche che il cliente non dovrebbe sentir freddo o caldo o essere infastidito da qualcosa: ovvio che l’operatore non può sapere quale sia la condizione ideale per ognuno – dal momento che ognuno di noi ha una diversa percezione della temperatura e tutto il resto – ma per prevenire ciò il buon operatore si dovrebbe premurare di chiedere al cliente stesso se è a suo agio, invitandolo ad esprimersi in qualunque momento nel caso questo comfort venisse compromesso.

4 – ESCLUSIVITA’
Per tutto il tempo dell’esperienza, da quando il cliente entra dalla porta del massaggiatore a quando ne esce, deve sentire che l’attenzione dell’operatore è – nel limite del possibile – esclusivamente rivolta a lui/lei: un massaggiatore che in presenza del cliente risponde a telefonate, accudisce i figli, o quant’altro… beh non ottiene certo un buon risultato.


Concludendo quindi, queste 4 attenzioni possono arricchire a tal punto l’esperienza nel suo insieme che manualità e tecnica – per quanto importanti – passano in secondo piano.

Diversamente, pur attuando manualità e tecnica eccezionali, l’esperienza potrebbe venire irrimediabilmente inquinata da elementi disturbanti ed il cliente se ne andrebbe sì soddisfatto… ma a metà.

Pensiamo a quando andiamo in pizzeria: la pizza è buona ma il ristorante è sporco ed il personale è frettoloso e maleducato.
Proviamo un’altra pizzeria: la pizza è meno buona ma il locale è accogliente ed il personale è simpatico e gentile.
In quale delle due torneremmo?

Più probabilmente cercheremmo una terza pizzeria in cui la pizza è buona, il locale pulito ed accogliente ed il personale gentile e sipatico!